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un gran ventaglio di piume rosse, con gesti repentini.

― Ninì va stasera da Madame Van Huffel.

― Anch’io andrò, più tardi, per un poco ― disse la Muti. ― La vedrò.

― Oh, Ugenta, ― fece la principessa, volgendosi ad Andrea, ― vi cercavo per rammentarvi il nostro appuntamento. Domani è giovedì. La vendita del cardinale Immenraet comincia domani, a mezzogiorno. Venite a prendermi all’una.

― Non mancherò, principessa.

― Bisogna ch’io porti via quel cristallo di ròcca ad ogni costo.

― Avrete però qualche competitrice.

― Chi?

― Mia cugina.

― E poi?

― Me ― disse la Muti.

― Te? Vedremo.

I cavalieri in torno chiedevano schiarimenti.

― Una contesa di dame del XIX secolo, per un vaso di cristallo di ròcca già appartenuto a Niccolò Niccoli; su quel vaso è intagliato il trojano Anchise che scioglie un de’ calzari di Venere Afrodite ― annunziò solennemente Andrea Sperelli. ― Lo spettacolo è dato per grazia, domani, dopo la prima ora del pomeriggio, nelle sale delle vendite publiche, in via Sistina. Contendono: la principessa di Ferentino, la duchessa di Scerni, la marchesa d’Ateleta.

Tutti ridevano, a quel bando.

Il Grimiti domandò:

― Son lecite le scommesse?