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sentiva dalla voce di lui prendere come in una rete e trarre fuor della vita che movevasi a torno.

― Sua Eccellenza la principessa di Micigliano! ― annunziava il servo.

― Il signor conte di Gissi!

― Madame Chrysoloras!

― Il signor marchese e la signora marchesa Massa d’Albe!

I saloni si popolavano. Lunghi strascichi lucenti passavano su’l tappeto purpureo; fuor de’ busti constellati di diamanti, ricamati di perle, avvivati di fiori, emergevano le spalle nude; le capigliature scintillavano quasi tutte di que’ meravigliosi gioielli ereditarii che fanno invidiata la nobiltà di Roma.

― Sua Eccellenza la principessa di Ferentino!

― Sua Eccellenza il duca di Grimiti!

Già si formavano i diversi gruppi, i diversi focolari della malignità e della galanteria. Il gruppo maggiore, tutto composto di uomini, stava presso il pianoforte, in torno la duchessa di Scerni ch’erasi levata in piedi per tener testa a quella specie d’assedio. La Ferentino si avvicinò a salutare l’amica con un rimprovero.

― Perchè non sei venuta oggi da Ninì Santamarta? Ti aspettavamo.

Ella era alta e magra, con due strani occhi verdi che parevan lontani in fondo alle occhiaie oscure. Vestiva di nero, con una scollatura a punta sul petto e su le spalle; portava tra i capelli, d’un biondo cinereo, una gran mezzaluna di brillanti, a simiglianza di Diana, e agitava