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rosseggiava come una luna d’agosto, tra le catene de’ fiori.

― Sakumi ― soggiunse a bassa voce Andrea, chinandosi verso Elena ― è innamorato.

― Di chi?

― Di voi. Non ve ne siete accorta?

― No.

― Guardatelo.

Elena si volse. E l’amorosa contemplazione del daimio travestito le chiamò alle labbra un riso così aperto che quegli si sentì ferire e restò visibilmente umiliato.

― Tenete ― ella disse per compensarlo; e, spiccando dal festone una camelia bianca, la gittò all’inviato del Sol Levante. ― Trovate una similitudine, in mia lode.

L’Asiatico portò la camelia alle labbra, con un gesto comico di divozione.

― Ah, ah, Sakumi, ― fece la piccola baronessa d’Isola ― voi mi siete infedele!

Egli balbettò qualche parola, accendendosi anche più nel volto. Tutti ridevano, liberamente, come se quello straniero fosse stato invitato a punto per dare alli altri argomento di gioco. E Andrea, ridendo, si volse alla Muti.

Ella tenendo il capo sollevato, anzi piegato in dietro un poco, guardava il giovine furtivamente, di fra le palpebre socchiuse, con uno di quelli indescrivibili sguardi della donna, che paiono assorbire e quasi direi bevere dall’uom preferito tutto ciò che in lui è più amabile, più desiderabile, più godibile, tutto ciò che in lei ha destata quella istintiva esaltazion sessuale da cui ha principio la passione. I lunghissimi