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con un movimento continuo ed eguale, in silenzio. Due altri uomini, tenendo per i lembi una coltre mortuaria di velluto e d’argento, la sbattevano forte; e la polvere metteva un luccichio spandendosi. Giungeva dall’Aventino un suono di campane.

Maria si strinse al braccio dell’amante, non reggendo più all’angoscia, sentendosi ad ogni passo mancare il suolo, credendo di lasciare su la via tutto il suo sangue. E, appena fu nella carrozza, ruppe in lacrime disperate, singhiozzando su la spalla dell’amante:

― Io muoio.

Ma ella non moriva. E sarebbe stato meglio, per lei, s’ella fosse morta.

Due giorni dopo, Andrea faceva colazione in compagnia di Galeazzo Secìnaro, a un tavolo del Caffè di Roma. Era una mattinata calda. Il Caffè era quasi deserto, immerso nell’ombra e nel tedio. I servi sonnecchiavano, tra il ronzio delle mosche.

― Dunque ― raccontava il principe barbatoio, ― sapendo che a lei piace di darsi in circostanze straordinarie e bizzarre, osai...

Raccontava, crudamente, il modo audacissimo con cui aveva potuto prendere Lady Heathfield; raccontava senza scrupoli e senza reticenze, non tralasciando alcuna particolarità, lodando la bontà dell’acquisto al conoscitore. Egli s’interrompeva, di tratto in tratto, per mettere il coltello in un pezzo di carne succulenta e sanguinante, che fumigava, o per vuotare un bicchiere di vin rosso. La sanità e la forza emanavano da ogni sua attitudine.