Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
― 430 ― |
morta; e gli singhiozzò tra le braccia, nascondendo il viso:
― Tu sai?...
La notizia s’era sparsa. Lo scandalo era inevitabile; la ruina era irrimediabile. Seguirono giorni di supplizio disperati; in cui Maria, rimasta sola dopo la partenza precipitosa del baro, abbandonata dalle poche amiche, assaltata dai creditori innumerevoli di suo marito, perduta in mezzo alle formalità legali dei sequestri, in mezzo agli uscieri e agli usurai e ad altra gente vile, diede prova di una eroica fierezza, ma senza riuscire a salvarsi dal crollo finale che schiacciò ogni speranza.
Ed ella non volle dall’amante alcun aiuto, ella non parlò mai del suo martirio all’amante che le rimproverava la brevità delle visite d’amore; non si lamentò mai; seppe ancóra trovare per lui un sorriso men triste; seppe ancóra obedire ai capricci, concedere appassionatamente il suo corpo alle contaminazioni, effondere sul capo del carnefice le più calde tenerezze dell’anima sua. Tutto, intorno a lei, cadeva. Il castigo era piombato improvviso. I presentimenti dicevano il vero!
Ed ella non si rammaricò di aver ceduto all’amante, non si pentì d’essersi data a lui con tanto abbandono, non rimpianse la sua purità perduta. Ella ebbe un solo dolore, più forte d’ogni rimorso e d’ogni paura, più forte d’ogni altro dolore; e fu al pensiero di doversi allontanare, di dover partire, di doversi dividere dall’uomo ch’era per lei la vita della vita.
― Io morirò, amico mio. Vado a morire lontana