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― Come! Tu dimentichi la famosa fiera di maggio dell’ottantaquattro?

― Oh, guarda! Mi ci fai pensare. Cadrebbe in questi giorni il terzo anniversario... Tu però non c’eri. E chi t’ha raccontato?...

― Vuoi saper troppo, mio caro.

― Dimmelo; ti prego.

― Pensa piuttosto a valerti dell’anniversario con abilità; e dammi presto notizie.

― Quando ci vedremo?

― Quando ti piace.

― Pranza con me stasera, al Circolo, verso le otto. Così potremo poi occuparci insieme dell’altra faccenda.

― Va bene. Addio, Barbadoro. Corri!

Si separarono nella piazza di Spagna, a piè della scala; e, come Elena attraversava la piazza dirigendosi verso la via de’ Due Macelli per salire alle Quattro Fontane, il Secínaro la raggiunse e l’accompagnò.

Andrea, dopo lo sforzo della dissimulazione, si sentiva pesare il cuore su per la scala, orribilmente. Credeva di non poterlo trascinare alla sommità. Ma egli era sicuro omai che, in séguito, il Secínaro gli avrebbe tutto confidato; e quasi gli pareva d’aver ottenuto un vantaggio! Per una specie di ubriachezza, per una specie di follia datagli dall’eccesso della sofferenza, egli andava ciecamente incontro a torture nuove e sempre più crudeli e sempre più insensate, aggravando e complicando in mille modi le condizioni del suo spirito, passando di pervertimento in pervertimento, di aberrazione in aberrazione, di atrocità in atrocità, senza potersi più