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vigoroso, d’una eleganza non fine ma disinvolta.

― Ebbene? ― gli domandò Andrea, spinto all’audacia da una invincibile smania. ― È a buon punto l’avventura?

Egli sapeva di poter parlare in quel modo a quell’uomo.

Galeazzo gli si volse con un’aria tra attonita e indagatrice; poichè non s’aspettava da lui una simile domanda e tanto meno in un tono così frivolo, così perfettamente calmo. Andrea sorrideva.

― Ah, da quanto tempo dura il mio assedio! ― rispose il principe barbato. ― Da tempo immemorabile, a varie riprese, e sempre senza fortuna. Arrivavo sempre troppo tardi: qualcuno m’aveva già preceduto nell’espugnazione. Ma non mi son mai perduto d’animo. Ero convinto che, o prima o poi, sarebbe venuto il mio turno. Attendre pour atteindre. Infatti...

― Dunque?

― Lady Heathfield m’è più benigna della duchessa di Scerni. Avrò, io spero, l’ambitissimo onore d’essere inscritto dopo te, nella lista...

Egli ruppe in un riso un po’ grosso, mostrando la dentatura candida.

― Credo che le mie gesta indiane, divulgate da Giulio Muséllaro, abbiano aggiunto alla mia barba qualche filo eroico d’irresistibile virtù.

― Oh, ma la tua barba in questi giorni deve fremere di ricordi...

― Di quali ricordi?

― Di ricordi bacchici.

― Non capisco.