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Ella gli prese le mani, intrecciò le sue dita a quelle di lui.
― Non so che ho. Mi sento il cuore così gonfio di tenerezza che quasi piangerei.
Le sue parole tremavano; i suoi occhi s’inumidivano.
― Se potessi non lasciarti, restare qui tutta la sera!
Un’accorazione profonda le suggeriva accenti d’indefinibile malinconia.
― Pensare che tu non saprai mai tutto tutto il mio amore! Pensare che io non saprò mai il tuo! Mi ami tu? Dimmelo, dimmelo sempre, cento volte, mille volte, senza stancarti. Mi ami?
― Non lo sai forse?
― Non lo so.
Ella profferì queste parole con una voce tanto sommessa che Andrea le udì appena.
― Maria!
Ella piegò il capo sul petto di lui, in silenzio; appoggiò la fronte, quasi aspettando ch’egli parlasse, per ascoltarlo.
Egli guardò quel povero capo reclinato sotto il peso del presentimento; sentì il premer leggero di quella fronte nobile e triste sul suo petto indurito dalla menzogna, fasciato di falsità. Una commozione angosciosa lo strinse; una misericordia umana di quella sofferenza umana gli chiuse la gola. E quel buon moto dell’anima si risolse in parole che mentivano, diede il tremito della sincerità a parole che mentivano.
― Tu non lo sai!... Hai parlato piano; il soffio ti si è spento su le labbra; qualche cosa in fondo a te s’è levata contro quel che dicevi;