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al Palazzo de’ Sabini, e il turbamento mal dissimulato dell’antico amante. Ricordava la terribile commozione che l’aveva presa una sera, a una festa dell’Ambasciata d’Austria, quando la contessa Starnina le aveva detto, al passaggio di Elena: ― Ti piace la Heathfield? È stata una gran fiamma del nostro amico Sperelli, e credo che sia ancora.
“Credo che sia ancora.„ Quante torture per quella frase! Ella aveva seguita con gli occhi la gran rivale, di continuo, in mezzo alla folla elegante; e più d’una volta il suo sguardo erasi incontrato con quel di lei, ed ella ne aveva avuto un brivido indefinibile. Poi, nella sera medesima, presentate l’una all’altra dalla baronessa di Boeckhorst, in mezzo alla folla, avevano scambiato un semplice inchino della testa. E il tacito inchino erasi ripetuto in seguito, nelle assai rare volte che Donna Maria Ferres y Capdevila aveva attraversato un salone mondano.
Perchè i dubbii, sopiti o spenti sotto l’onda delle ebrezze, risorgevano con tanta veemenza? Perchè ella non riusciva a reprimerli, ad allontanarli? Perchè in fondo a lei si agitavano, ad ogni piccolo urto dell’imaginazione, tutte quelle sconosciute inquietudini?
Camminando sotto gli alberi, ella sentiva crescere l’affanno. Il suo cuore non era pago; il sogno levatosi dal suo cuore ― nella mattina mistica, sotto gli alberi floridi, in conspetto del mare ― non s’era avverato. La parte più pura e più bella di quell’amore era rimasta là, nel bosco solitario, nella selva simbolica che fiorisce e fruttifica perpetuamente contemplando l’Infinito.