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― Non so; non ricordo.
Il bosco era misterioso, in un crepuscolo verde. I tronchi e i rami sorgevano con intrichi e viluppi serpentini. Qualche foglia luccicava come un occhio di smeraldo, nell’ombra.
Dopo un intervallo, ella soggiunse:
― Chi era quella Elena?
― Non so; non ricordo. Non ricordo più nulla. Vi amo. Amo voi sola. Penso per voi sola. Vivo per voi sola. Non so più nulla; non ricordo più nulla; non desidero più nulla, oltre il vostro amore. Nessun filo più mi lega alla vita d’un tempo. Sono ora fuor del mondo, interamente perduto nel vostro essere. Io sono nel vostro sangue e nella vostra anima; io mi sento in ogni palpito delle vostre arterie; io non vi tocco eppure mi mescolo con voi come se vi tenessi di continuo tra le mie braccia, su la mia bocca, sul mio cuore. Io vi amo e voi mi amate; e questo dura da secoli, durerà nei secoli, per sempre. Accanto a voi, pensando a voi, vivendo di voi, ho il sentimento dell’infinito, il sentimento dell’eterno. Io vi amo e voi mi amate. Non so altro; non ricordo altro...
Egli le versava su la tristezza e sul sospetto un’onda di eloquenza infiammata e dolce. Ella ascoltava, diritta innanzi ai balaustri dell’ampia terrazza che si apre sul limite del bosco.
― Ed è vero? Ed è vero? ― ripeteva ella con una voce spenta ch’era come l’eco affievolita d’un grido dell’anima interno. ― Ed è vero?
― È vero, Maria; e questo soltanto è vero. Tutto il resto è un sogno. Io vi amo e voi mi amate. E voi mi possedete come io vi posseggo.