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la vinse d’ardore, le narrò il sogno della notte nivale e il suo desiderio disperato e tutta la utile favola delle rose e molte altre imaginazioni liriche. Gli pareva ch’ella fosse prossima ad abbandonarsi; vedeva gli occhi di lei nuotare in qualche onda di languore più lunga; vedeva su la bocca dolente apparire quella inesprimibile contrattura che è come la dissimulazione d’una tendenza fisica istintiva al bacio; e vedeva le mani, quelle mani gracili e forti, mani d’arcangelo, fremere come le corde d’uno strumento, esprimere tutto l’orgasmo interno. ― Se oggi potrò rapirle anche un solo bacio fuggevole ― pensava ― avrò di molto affrettato il termine ch’io sospiro.
Ma ella, consapevole del pericolo, si levò d’improvviso, chiedendo licenza; sonò il campanello, ordinò al domestico il tè e che pregasse Miss Dorothy di condur Delfina nel salone. Poi, volgendosi ad Andrea, un po’ convulsa:
― È meglio così. Perdonatemi.
E da quel giorno evitò di riceverlo in giorni che non fossero, come il martedì e il sabato, di ricevimento comune.
Ella però si lasciò guidare da lui in varie peregrinazioni a traverso la Roma degli Imperatori e la Roma dei Papi. Il vergiliato quaresimale si svolse nelle ville, nelle gallerie, nelle chiese, nelle ruine. Dov’era passata Elena Muti passò Maria Ferres. Non di rado, le cose suggerivano al poeta le medesime effusioni di parole che Elena aveva già udite. Non di rado, un ricordo lo allontanava dalla realtà presente, lo turbava d’improvviso.