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la forza e piegando verso il desiderio dell’infermo.

Ella piegava dolcemente.

Nel salone della contessa Starnina, ebbe un indefinibile brivido quando sentì su le sue spalle e su le sue braccia scoperte lo sguardo di Andrea. Per la prima volta Andrea la vedeva in abito da sera. Egli di lei conosceva soltanto il volto e le mani: ora, le spalle gli parvero di squisita forma ed anche le braccia, se bene forse un po’ magre.

Era ella vestita d’un broccato color d’avorio, misto di zibellino. Una sottile striscia di zibellino correva intorno la scollatura, dando alla carne una indescrivibile finezza; e la linea delle spalle dall’appiccatura del collo alli omeri cadeva giù alquanto, aveva quella cadente grazia che è un segno d’aristocrazia fisica divenuto omai rarissimo. Su i capelli copiosi, disposti in quella foggia che predilesse pe’ suoi busti il Verrocchio, non splendeva nè una gemma nè un fiore.

In due o tre momenti opportuni, Andrea le mormorò parole d’ammirazione e di passione.

― È la prima volta che noi ci vediamo “nel mondo„ ― le disse. ― Mi date un guanto, per memoria?

― No.

― Perchè, Maria?

― No, no; tacete.

― Oh le vostre mani! Vi ricordate quando, a Schifanoja, le disegnai? Mi pare che mi appartengano di diritto; mi pare che voi dobbiate concedermene il possesso, e che, di tutto il vo-