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la lontra correva un ricamo fatto d’un cordoncino di seta. E la giacca si apriva su una sottoveste anche di lontra. E come il taglio era d’eletto stile così l’accordo de’ due toni, di quell’indescrivibile grigio e di quel fulvo opulento, era una delizia delli occhi.
Ella domandò:
― Dove foste jer sera?
― Uscii dal concerto pochi minuti dopo di voi. Tornai a casa; restai là, perchè mi parve che il vostro spirito fosse presente. Pensai molto. Non sentiste il mio pensiero?
― No, non lo sentii. La mia sera fu cupa, non so perchè. Mi parve d’essere tanto sola!
Passò la contessa di Lúcoli in un dog―cart guidando un roano. Passò, a piedi, Giulia Moceto accompagnata da Giulio Muséllaro. Passò Donna Isotta Cellesi.
Andrea salutava. Donna Maria gli chiedeva i nomi delle signore: quello della Moceto non le fu nuovo. Si rammentò del giorno in cui venne pronunziato da Francesca, innanzi all’arcangelo Michele del Perugino, quando Andrea sfogliava i suoi disegni nella stanza di Schifanoja; e seguì con lo sguardo l’antica amante dell’amato. Un’inquietudine la strinse. Tutto ciò che legava Andrea alla vita anteriore le dava ombra. Ella avrebbe voluto che quella vita, a lei ignota, non fosse mai stata; avrebbe voluto interamente cancellarla dalla memoria di chi vi s’era immerso con tanta avidità e n’era emerso con tanta stanchezza, con tanta perdita, con tanti mali. “Vivere unicamente in voi e per voi, senza domani, senza jeri, senza alcun altro le-