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fenomeni d’elasticità e di volubilità repentini, Andrea provò un senso di sollievo, quasi gajo. Egli perse ogni preoccupazion sentimentale e passionale, d’un tratto; e l’avventura di piacere apparve sola alla sua vanità, alla sua viziosità, lucidamente. Egli pensò che Donna Maria, concedendogli quei convegni innocui, già aveva messo il piede su la dolce china in fondo a cui è il peccato inevitabile anche per le anime più vigili; pensò che forse un po’ di gelosia avrebbe potuto spingere Elena a ricadergli nelle braccia, e che quindi forse l’una avventura avrebbe ajutata l’altra; pensò che forse appunto un vago timore, un presentimento geloso avevano affrettato l’assenso di Donna Maria al prossimo convegno. Egli era dunque su la via di una duplice conquista; e sorrise notando che in ambedue le imprese la difficoltà si presentava sotto un medesimo aspetto. Egli doveva convertire in amanti due sorelle, cioè due che volevano presso di lui far profession di sorelle. Altre simiglianze fra i due casi egli notò, sorridendo. ― Quella voce! Com’erano strani nella voce di Donna Maria gli accenti d’Elena! ― Gli balenò un pensiero folle. ― Quella voce poteva esser per lui l’elemento d’un’opera d’imaginazione: in virtù d’una tale affinità egli poteva fondere le due bellezze per possederne una terza imaginaria, più complessa, più perfetta, più vera perchè ideale...

Il terzo tempo, eseguito con impeccabile stile, finiva tra gli applausi. Andrea si levò; si avvicinò a Elena.

― Oh, Ugenta, dove siete stato fino ad ora?