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role d’un tempo, quelle che ascoltaste una mattina nel parco, sul sedile di marmo, sotto gli álbatri, in un’ora indimenticabile per me e quasi sacra nella memoria...

― Io le ricordo.

― Ebbene, Maria, da quel tempo la mia miseria è divenuta più trista, più oscura, più crudele. Io non saprò mai dirvi tutte le mie sofferenze, tutte le mie abjezioni; non saprò mai dirvi quante volte la mia anima vi ha chiamata, credendo di morire; non saprò mai dirvi il brivido di felicità, la sollevazione di tutto il mio essere verso la speranza, se per un momento io osava pensare che il ricordo di me forse ancora viveva nel vostro cuore.

Egli parlava con l’accento medesimo di quella mattina lontana; pareva ripreso da quella medesima ebrezza sentimentale. Tutte le malinconie gli risalivano alle labbra. Ed ella ascoltava, a capo chino, immobile, quasi nell’attitudine di quella volta; e la sua bocca, l’espression della sua bocca, invano serrata con violenza, come quella volta, tradiva una sorta di dolorosa voluttà.

― Vi ricordate di Vicomíle? Vi ricordate del bosco, in quella sera d’ottobre, quando traversammo soli?

Donna Maria accennò lievemente col capo, come in atto d’assenso.

― E della parola che mi diceste? ― soggiunse il giovine, più sommesso, ma con nella voce un’espressione intensa di passion contenuta, piegandosi verso di lei molto, come per giungere a guardarla nelli occhi ch’ella teneva ancora chini.