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interiore gli cresceva ad ogni passo. Come fantasmagorie mobili e fuggevoli gli passavano nello spirito frammenti di visioni: un lembo di paesaggio, un lembo di mare, una scala tra i rosai, l’interno d’una stanza, tutti i luoghi ov’era nato un sentimento, ov’erasi effusa una dolcezza, ov’ella aveva sparso il fascino della sua persona. Ed egli provava un tremore intimo e profondo a pensare che forse nel cuor di lei ancora viveva la passione, che forse ella aveva sofferto e pianto e forse anche sognato e sperato. Chi sa!

― Ebbene? ― disse Giulio Muséllaro. ― Come vanno le cose con Lady Heathfield?

Scendevano giù per la via delle Quattro Fontane, erano d’innanzi al palazzo Barberini. A traverso i cancelli, tra i colossi di pietra, appariva il giardino oscuro animato da un mormorio fioco di acque, dominato dall’edifizio biancheggiante ove il solo portico aveva ancora un lume.

― Che dici? ― domandò Andrea.

― Come vanno le cose con Donna Elena?

Andrea guardò il palazzo. Gli sembrò, in quel momento, di sentirsi nel cuore una grande indifferenza, la morte vera del desiderio, la finale rinunzia; e trovò, per rispondere, una frase qualunque.

― Seguo il consiglio. Non riaccendo la sigaretta...

― Eppure, vedi, questa volta forse varrebbe la pena. L’hai guardata bene? Mi pare più bella; mi pare, non so, che abbia qualche cosa di nuovo, inesprimibile.... Forse dico male a dir nuovo. È come divenuta più intensa, conservando tutto