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Il duca si mise a ridacchiare in coro con gli altri amici.
― Al palazzo Barberini?
― Potrebbe darsi.
― Potrebbe darsi? T’ha visto entrare Ludovico...
― E tu dov’eri? ― chiese Andrea al Barbarisi.
― Da mia zia Saviano.
― Ah!
― Non so se tu abbia fatto miglior caccia, ― seguitò il duca di Beffi ― ma noi abbiamo avuto un galoppo veloce di quarantadue minuti e due volpi. Giovedì, alle Tre Fontane.
― Capisci? Non alle Quattro... ― ammonì, con la sua solita gravità comica, Gino Bommìnaco.
Gli amici risero, al motto; e il riso si propagò anche allo Sperelli. Non gli dispiaceva quella malignità. Anzi, ora appunto che mancava il fondamento, egli godeva che gli amici credessero riannodata la sua relazione con Elena. Si volse a discorrere con Giulio Muséllaro sopravvenuto. Da alcune parole giuntegli all’orecchio, s’accorse che nel crocchio si parlava di Lord Heathfield.
― Io lo conobbi a Londra sei o sett’anni fa ― diceva il duca di Beffi. ― Era Lord of the Bedchamber del principe di Galles, mi pare....
Poi la voce s’abbassò. Il duca doveva raccontare cose enormi. All’orecchio d’Andrea giunse, tra frammenti di frasi erotiche, due o tre volte il titolo d’un giornale famoso nella stagione degli scandali di Londra: Pall Mall Gazette. Egli avrebbe voluto ascoltare: una terribile curiosità l’inva-