Pagina:Il piacere.djvu/344


― 332 ―

― Voi, veramente, potreste darci qualche consiglio per l’addobbo. Venite una di queste mattine al palazzo. Io ci son sempre tra le dieci e mezzogiorno.

Egli profittò d’un momento in cui Lord Heathfield parlava con Giulio Muséllaro, giunto allora nel palco; e chiese guardandola negli occhi:

― Domani?

Ella rispose, con semplicità, come se non avesse badato all’accento di quella interrogazione:

― Tanto meglio.

La mattina dopo, egli andò, verso le undici, a piedi, lungo la via Sistina, per la piazza Barberini e su per la salita. Era un cammino ben noto. Gli parve di ritrovare le impressioni d’una volta; ebbe un’illusione momentanea: il cuore gli si sollevò. La fontana del Bernini brillava singolarmente al sole, come se i delfini, la conchiglia e il Tritone fosser divenuti d’una materia più diafana, non pietra e non ancor cristallo, per una metamorfosi interrotta. L’operosità della nuova Roma empiva di romore tutta la piazza e le vie prossime. Tra i carri e i giumenti guizzavano i piccoli ciociari offrendo le violette.

Quando egli oltrepassò il cancello ed entrò nel giardino, sentendosi prendere da un tremito, pensò: ― Ma l’amo io dunque ancora? Ancora la sogno? ― Gli pareva che il tremito fosse quel d’una volta. Guardò il gran palazzo radiante e il suo spirito volò ai tempi in cui quella dimora, in certe albe fredde e nebbiose,