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― È troppo comune. Lo leggo tante volte nelle cronache dei giornali...

Ludovico, Giulio, Ruggero ridevano in coro, sonoramente. Il fumo delle sigarette si spandeva su le teste formando leggeri nimbi azzurrognoli. A intervalli veniva dall’orchestra del Teatro un’onda di suoni, nell’aria calda; e faceva cantarellare Bébé. Clara Green sfogliava nel suo piatto i crisantemi, in silenzio, poichè il vin bianco e leggiere le si era convertito nelle vene in un languor triste. Per quelli che già la conoscevano, un tal sentimentalismo bacchico non era nuovo; e il duca di Grimiti si divertiva a provocarne l’effusione. Ella non rispondeva, seguitando a sfogliare nel piatto i crisantemi e stringendo le labbra, quasi per trattenere il pianto. Come Andrea Sperelli si curava poco di lei e si dava ad una pazza allegria di atti e di parole, meravigliando perfino i suoi compagni di piacere, ella disse con una voce supplichevole, tra il coro delle altre voci:

Love me to-night, Andrew!

E da allora in poi, quasi ad intervalli misurati, levando di sul piatto lo sguardo ceruleo, si mise a supplicare languidamente:

Love me to-night, Andrew!

― Oh che lagno! ― fece Maria Fortuna. ― Ma che significa? Si sente male?

Bebé Silva fumava, beveva bicchierini di vieux cognac e diceva cose enormi, con una vivacità artifiziale. Ma aveva, a quando a quando, momenti di stanchezza, di prostrazione, stranissimi, ne’ quali pareva che qualche cosa le cadesse dal volto e che nella sua figura sfrontata