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ludio, che sentirai da lui, nel languore e nell’eccitazione erotica d’una fin de soirée, egli s’inginocchiò d’innanzi a Donna Giulia che stava seduta su una poltrona molto bassa, su una poltrona “imbottita di complicità„. Donna Giulia già naufragava nella dolcezza, difendendosi debolmente; e le mani di Gino divenivano sempre più temerarie, mentre ella già esalava il sospiro della dedizione.... Ahimè, dall’estrema temerità le mani si ritrassero con un moto istintivo come se avessero toccato la pelle d’una serpe, una cosa repugnante....
Andrea ruppe in uno scoppio di risa così schietto che l’ilarità si propagò a tutti gli amici. Egli aveva compreso, perchè sapeva. Ma Giulio Muséllaro disse, con gran premura, al Grimiti:
― Spiegami! Spiegami!
― Spiega tu ― disse il Grimiti allo Sperelli.
― Ecco, ― spiegò Andrea, ancora ridendo ― conosci tu la più bella poesia di Teofilo Gautier, il Musée secret?
― O douce barbe féminine! ― recitò il Muséllaro, ricordandosi. ― E bene?
― E bene, Giulia Moceto è una finissima bionda; ma se tu avessi la fortuna, che ti auguro, di tirare le drap de la blonde qui dort, certo non troveresti, come Filippo di Borgogna, il toson d’oro. Ella è, dicono, sans plume et sans duvet come i marmi di Paro che canta il Gautier.
― Ah, una rarissima rarità che io apprezzo molto ― disse il Muséllaro.
― Una rarità che noi sappiamo apprezzare ― ripetè Andrea. Ma Gino Bommínaco è un ingenuo, un semplice.