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maestra. Dietro di noi si dileguava il suono delle campane. Un vento umido correva nelle cime delli alberi che mettevano su la strada bianca un’ombra azzurrognola e nell’aria un’ombra direi quasi liquida come in un’acqua.
― Non hai freddo? ― ella m’ha chiesto; e ha ordinato al lacchè di spiegare un plaid e al cocchiere di voltare i cavalli pel ritorno.
Nel campanile di Rovigliano una campana rintoccava ancora, con larghi rintocchi, come per una solennità religiosa; e pareva propagare nel vento con l’onda del suono un’onda di gelo. Per un sentimento concorde, noi ci siamo strette l’una contro l’altra, tirandoci la coperta su i ginocchi, comunicandoci il brivido a vicenda. E la carrozza entrava nel borgo, al passo.
― Che sarà quella campana? ― ella ha mormorato, con una voce che non pareva più la sua.
Ho risposto: ― Se non m’inganno, esce il Viatico...
Piú oltre, infatti, abbiamo visto il prete entrare in una porta mentre un chierico teneva sollevato l’ombrello e due altri tenevano le lanterne accese, diritti contro gli stipiti, su la soglia. In quella casa una sola finestra era illuminata, la finestra del cristiano che agonizzava aspettando l’Olio Santo. Ombre tenui apparivano sul chiarore; si disegnava lievissimamente su quel rettangolo di luce gialla tutto il dramma silenzioso che si muove intorno a chi sta per entrare nella morte.
Uno de’ due servi ha chiesto a bassa voce, chinandosi un poco dall’alto: ― Chi muore? ―