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poichè sentivo che non avrei potuto regger più oltre.
Egli tacque. Poi, con una sicurezza che mi stupì, disse a Francesca:
― Peccato che tu non sia venuta! Era un incanto....
E seguitò a parlare, francamente, semplicemente, come se nulla fosse accaduto; anzi con una certa gaiezza. E io gli ero grata della dissimulazione che pareva mi salvasse, poichè certo, se avessi dovuto io parlare, mi sarei tradita; e il silenzio d’ambedue sarebbe stato forse per Francesca sospetto.
Incominciò, dopo qualche tempo, la salita verso Schifanoja. Nella sera, che immensa malinconia! Il primo quarto della luna brillava in un ciel delicato, un po’ verde, ove i miei occhi, forse i miei occhi soltanto, vedevano ancora una lieve apparenza di roseo, del roseo che illuminava gli stagni, là giù, nella foresta.
5 ottobre. ― Egli ora sa che io l’amo; lo sa dalla mia bocca. Io non ho più scampo che nella fuga. Ecco, dove son giunta.
Quando mi guarda, ha in fondo agli occhi un luccicore singolare che prima non aveva. Oggi, in un minuto in cui Francesca non era presente, mi ha presa la mano facendo l’atto di baciarmela. Io son riuscita a ritrarla; ed ho visto le sue labbra agitate da un piccolo tremito; ho sorpreso su le sue labbra, in un attimo, quasi direi la figura del bacio non iscoccato, un’attitudine che m’è rimasta nella memoria e non mi va più via, non mi va più via!