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ardente amore è Sebastiano Bach. Lo Chopin gli piace poco; il Beethoven gli penetra troppo a dentro e lo turba troppo. Nella musica sacra non trova da paragonare al Bach altri che il Mozart. ― Forse ― egli ha detto ― in nessuna Messa la voce del soprannaturale giunge alla religiosità e alla terribilità a cui è giunto il Mozart nel Tuba mirum del Requiem. Non è vero che sia un greco, un platonico, un puro ricercatore della grazia, della bellezza, della serenità, chi ebbe così profondo il senso del soprannaturale da crear musicalmente il fantasma del Commendatore e chi, creando Don Giovanni e Donna Anna, seppe spinger tant’oltre l’analisi dell’essere interno....

Egli ha detto queste parole ed altre, con quel singolare accento che hanno nel parlar d’arte gli uomini i quali sono di continuo assorti nella ricerca delle cose elevate e difficili.

Poi, nell’ascoltarmi, aveva una strana espressione, come di stupore, e qualche volta d’ansietà. Io mi rivolgevo quasi sempre a Francesca, con gli occhi; eppure, sentivo lo sguardo di lui fisso su di me con una insistenza che mi dava fastidio ma non mi offendeva. Egli dev’essere ancora malato, debole, in preda alla sua sensibilità. M’ha chiesto infine: ― Cantate? ― allo stesso modo che m’avrebbe chiesto: ― Mi amate?

Ho cantato un’Aria del Paisiello e una del Salieri. Ho suonato un po’ di settecento. Avevo la voce calda e la mano felice.

Egli non mi ha fatto alcun elogio. È rimasto in silenzio. Perchè?

Delfina dormiva già, quassù. Quando son sa-