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stra anima ha posseduta la mia fin nel profondo, senza mutarsi, senza pur saperlo, come il mare beve un fiume... Che vi fa il mio amore? Che vi fa l’amore? È una parola troppe volte profanata, un sentimento falsato troppe volte. Io non vi offro l’amore. Ma non accetterete voi l’umile tributo, di religione, che lo spirito volge a un essere più nobile e più alto?
Ella seguitava a camminare, lentamente, col capo chino, pallidissima, esangue, verso un sedile che stava su ’l limite del bosco riguardante la sponda. Come vi giunse, vi si piegò a sedere, con una specie di abbandono, in silenzio; e Andrea le si mise da presso, ancora parlandole.
Il sedile era un gran semicerchio di marmo bianco, limitato per tutta la lunghezza da una spalliera, liscio, lucido, senz’altri ornamenti che una zampa di leone scolpita a ciascuna estremità in guisa di sostegno; e ricordava quelli antichi, su’ quali nelle isole dell’Arcipelago e nella Magna Grecia e in Pompei le donne oziavano e ascoltavano lèggere i poeti, all’ombra delli oleandri, in conspetto del mare. Qui gli álbatri facevano ombra di fiori e di frutti, più che di foglie; e gli steli di corallo pel contrasto del marmo parean più vivi.
― Io amo tutte quelle cose che voi amate; voi possedete tutte quelle cose che io cerco. La pietà che mi venisse da voi mi sarebbe più cara della passione di qualunque altra. La vostra mano sul mio cuore farebbe, sento, germinare una seconda giovinezza, assai più pura della prima, assai più forte. Quell’eterno ondeggiamento, ch’è la mia vita interiore, si riposerebbe