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― È ancora lontano? ― chiese Donna Maria.

― No, no, mamma. Ecco, già ci siamo.

Una specie di timidezza invase il giovine, al termine del cammino. Non anche, dopo le parole, i suoi occhi s’erano incontrati con gli occhi di lei. Che pensava ella? Che sentiva? Con quale sguardo l’avrebbe ella guardato?

― Eccoci! ― gridò la bimba.

Il laureto in fatti andavasi diradando, il mare appariva più libero; d’un tratto il bosco dei corbezzoli andracni rosseggiò come un bosco di coralli terrestri portanti alla sommità de’ rami ampie ciocche di fiori.

― Che meraviglia! ― mormorò Donna Maria.

Il bel bosco fioriva e fruttificava entro una insenatura ricurva come un ippodromo, profonda e solatìa, dove tutta la mitezza di quel lido raccoglievasi in delizia. I tronchi delli árbusti, vermigli i più, taluni gialli, sorgevano svèlti portando grandi foglie lucide, verdi di sopra e glauche di sotto, immobili nell’aria quieta. I grappoli floridi, simili a mazzi di mughetti, bianchi e rosei ed innumerevoli, pendevano dalle cime dei rami giovini; le bacche rosse e aranciate pendevano dalle cime de’ rami vecchi. Ogni pianta n’era carica; e la magnifica pompa dei fiori, dei frutti, delle foglie e delli steli dispiegavasi, contro il vivo azzurro marino, con la intensità e la incredibilità d’un sonno, come l’avanzo d’un orto favoloso.

― Che meraviglia!

Donna Maria entrava lentamente, non più tenuta per mano da Delfina; che correva folle