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Egli voleva dirle: ― Vengono a voi, oggi, naturalmente. Sono vostri, parlano di voi, pregano voi. ― Ma disse, invece, semplicemente:
― Ve li darò.
Ripresero il cammino, verso la Cibele. Prima d’uscire dal dominio, Donna Maria si rivolse all’Erma, come se avesse udito un richiamo; e la sua fronte pareva piena di pensiero. Andrea le chiese, con umiltà:
― Che pensate?
Ella rispose:
― Penso a voi.
― Che pensate di me?
― Penso alla vostra vita d’un tempo, ch’io non conosco. Avete molto sofferto?
― Ho molto peccato.
― E amato anche, molto?
― Non so. Forse l’amore non è quale io l’ho provato. Forse io debbo ancora amare. Non so, veramente.
Ella tacque. Camminarono, l’uno accanto all’altra, per un tratto. A destra del sentiere si levavano alti lauri, interrotti da un cipresso a intervalli eguali; e il mare or sì or no rideva in fondo, tra i fogliami leggerissimi, azzurro come il fiore del lino. A sinistra, contro il rialto era una specie di parete, simile alla spalliera d’un lunghissimo sedile di pietra, portante in cima ripetuto per tutta la lunghezza lo scudo delli Ateleta e un alerione, alterni. A ciascuno scudo e a ciascuno alerione corrispondeva, più sotto, una maschera scolpita dalla cui bocca usciva una cannella d’acqua versandosi nelle vasche sottostanti che avean forma di sarcofaghi posti