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sono, si riduceva a un duo; ma gli effetti ottenuti con la differenza dei timbri erano d’una finezza straordinaria. Non ho ritrovato nulla di simile nelle altre composizioni strumentali.

Ella parlava di musica con sottilità d’intenditrice; e per rendere il sentimento, che una data composizione o l’intera arte di un dato maestro suscitava in lei, aveva espressioni ingegnose ed imagini ardite.

― Io ho eseguita ed ascoltata molta musica ― diceva ella. ― E di ogni Sinfonia, di ogni Sonata, di ogni Notturno, di ogni singolo pezzo insomma, conservo una imagine visibile, un’impressione di forma e di colore, una figura, un gruppo di figure, un paesaggio; tanto che tutti i miei pezzi prediletti portano un nome, secondo l’imagine. Io ho, per esempio, la Sonata delle quaranta nuore di Priamo, il Notturno della Bella addormentata nel bosco, la Gavotta delle dame gialle, la Giga del Mulino, il Preludio della goccia d’acqua, e così via.

Ella si mise a ridere, d’un tenue riso che su quella bocca afflitta aveva una indicibile grazia e sorprendeva come un baleno inatteso.

― Ti ricordi, Francesca, in collegio, di quanti commenti in margine affliggemmo la musica di quel povero Chopin, del nostro divino Federico? Tu eri la mia complice. Un giorno mutammo tutti i titoli allo Schumann, con gravi discussioni; e tutti i titoli avevano una lunga nota esplicativa. Conservo ancora quelle carte, per memoria. Ora, quando risuono i Myrthen e le Albumblätter, tutte quelle significazioni misteriose mi sono incomprensibili; la commozione