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episodio di vita claustrale; e la chiomata nell’imaginazione gli s’illuminò vagamente come l’eroina d’una favola, come l’eroina d’una leggenda cristiana in cui fosse descritta la puerizia d’una santa destinata a un martirio e a una glorificazione futura. Nel tempo medesimo, gli sorgeva nello spirito una finzione d’arte. Quanta ricchezza e varietà di linee avrebbe potuto dare al disegno d’una figura muliebre quella volubile e divisibile massa di capelli neri!

Non erano, veramente, neri. Egli li guardava, il giorno dopo, a mensa, nel punto in cui il riverbero del sole li feriva. Avevano riflessi di viola cupi, di que’ riflessi che ha la tinta del campeggio o anche talvolta l’acciajo provato alla fiamma o anche certa specie di palissandro polito; e parevano aridi, per modo che pur nella lor compattezza i capelli rimanevan distaccati l’uno dall’altro, penetrati d’aria, quasi direi respiranti. I tre luminosi e melodiosi epiteti d’Alceo andavano a Donna Maria naturalmente. “'Iόπλoχ’ ἄγνα μειλιχόμειδε...„ ― Ella parlava con finezza, mostrando uno spirito delicato e inchino alle cose dell’intelligenza, alle rarità del gusto, al piacere estetico. Possedeva la coltura abondante e varia, l’imaginazione sviluppata, la parola colorita di chi ha veduto molti paesi, ha vissuto in diversi climi, ha conosciuto genti diverse. E Andrea sentiva un’aura esotica involgere la persona di lei, sentiva da lei partire una strana seduzione, un incanto composto dai fantasmi vaghi delle cose lontane ch’ella aveva guardate, delli spettacoli ch’ella ancora serbava negli occhi, dei ricordi che le empivano l’anima.