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stenza, come una frase musicale, un verso del Petrarca:


“Così partìa le rose e le parole.„


Due mattine dopo, egli offerì in compenso alla marchesa d’Ateleta un sonetto curiosamente foggiato all’antica e manoscritto in una pergamena ornata con fregi in sul gusto di quelli che ridono nei messali d’Attavante e di Liberale da Verona.

 
Schifanoja in Ferrara (oh gloria d’Este!),
ove il Cossa emulò Cosimo Tura
in trionfi d’iddii su per le mura,
4non vide mai tanto gioconde feste.
 
Tante rose portò ne la sua veste
Monna Francesca all’ospite in pastura
quante mai n’ebbe il Ciel per avventura,
8bianche angelelle, a cingervi le teste.
 
Ella parlava ed iscegliea que’ fiori
con tal vaghezza ch’io pensai: ― Non forse
11venne una Grazia per le vie del Sole? ―
 
Travidi, inebriato dalli odori.
Un verso del Petrarca a l’aria sorse:
14“ Così partìa le rose e le parole.„


Così Andrea cominciava a riavvicinarsi all’Arte, curiosamente esperimentandosi in piccoli esercizii e in piccoli giuochi, ma ben meditando opere meno lievi. Molte ambizioni, che già un tempo l’avevano incitato, tornarono ad incitarlo; molti progetti d’un tempo gli si riaffacciarono nello spirito modificati o completi;