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valescenza: richiude le piaghe, ripara le perdite, riallaccia le trame infrante, rammenda i tessuti lacerati, ristaura i congegni degli organi, rinfonde nelle vene la ricchezza del sangue, riannoda su gli occhi la benda dell’amore, rintreccia d’intorno al capo la corona de’ sogni, riaccende nel cuore la fiamma della speranza, riapre le ali alle chimere della fantasia.
Dopo la mortale ferita, dopo una specie di lunga e lenta agonia, Andrea Sperelli ora a poco a poco rinasceva, quasi con un altro corpo e con un altro spirito, come un uomo nuovo, come una creatura uscita da un fresco bagno letèo, immemore e vacua. Parevagli d’essere entrato in una forma più elementare. Il passato per la sua memoria aveva una sola lontananza, come per la vista il cielo stellato è un campo eguale e diffuso sebbene gli astri sien diversamente distanti. I tumulti si pacificavano, il fango scendeva all’imo, l’anima facevasi monda; ed egli rientrava nel grembo della natura madre, sentivasi da lei maternamente infondere la bontà e la forza.
Ospitato da sua cugina nella villa di Schifanoja, Andrea Sperelli si riaffacciava all’esistenza in cospetto del mare. Poichè ancóra in noi la natura simpatica persiste e poichè la nostra vecchia anima abbracciata dalla grande anima naturale palpita ancora a tal contatto, il convalescente misurava il suo respiro sul largo e tranquillo respiro del mare, ergeva il suo corpo a similitudine de’ validi alberi, serenava il suo pensiero alla serenità degli orizzonti. A poco a poco, in quegli ozii intenti e raccolti, il suo spi-