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moderava la foga di Carbonilla, a conservarle le forze per gli ultimi cinquecento metri. Andrea Sperelli aumentava gradatamente la velocità, volendo incalzare il suo nemico in prossimità dell’ostacolo piú difficile. Poco dopo, infatti, Mallecho avanzò i due compagni e si diede a serrare da presso Brummel.

Il Rútolo sentì dietro di sè il galoppo incalzante, e fu preso da tale ansietà che non vide piú nulla. Tutto alla vista gli si confuse, come s’egli fosse per perdere gli spiriti. Faceva uno sforzo immenso per tenere piantati gli speroni nel ventre del cavallo; e lo sbigottiva il pensiero che le forze lo abbandonassero. Aveva negli orecchi un rombo continuo, e in mezzo al rombo udiva il grido breve e secco d’Andrea Sperelli.

Hop! Hop!

Sensibilissimo alla voce piú che ad ogni altra instigazione, Mallecho divorava l’intervallo di distanza, non era piú che a tre o quattro metri da Brummel, stava per raggiungerlo, per superarlo.

Hop!

Un’altra barriera attraversava la pista. Il Rútolo non la vide, poichè aveva smarrita ogni conscienza, conservando solo un furioso istinto di aderire all’animale e di spingerlo innanzi, alla ventura. Brummel saltò; ma, non coadiuvato dal cavaliere, urtò le zampe posteriori e ricadde dall’altra parte così male che il cavaliere perse le staffe, pur restando in sella. Seguitò tuttavia a correre. Andrea Sperelli teneva ora il primo posto; Giannetto Rútolo, senza