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pebra inferiore aveva un piccolo tremolio involontario; e l’occhio era umido, infinitamente soave, come velato da una lacrima che non potesse sgorgare, quasi implorante, fra i cigli che trepidavano.
Una immensa tenerezza invase il cuore del giovine, quando la vide da presso. Elena trasse fuori una mano e gliela tese, con un gesto assai lento. Egli si chinò, quasi in ginocchio contro la proda del letto; e si mise a coprir di baci rapidi e leggeri quella mano che ardeva, quel polso che batteva forte.
― Elena! Elena! Mio amore!
Elena aveva chiuso gli occhi, come per gustare più intimamente il rivo di piacere che le saliva pe’l braccio e le si effondeva a sommo del petto e le s’insinuava nelle fibre più segrete. Volgeva la mano, sotto la bocca di lui, per sentire i baci su la palma, sul dosso, tra le dita, intorno intorno al polso, su tutte le vene, in tutti i pori.
― Basta! ― mormorò, riaprendo gli occhi; e con la mano che le parve un po’ intorpidita sfiorò i capelli d’Andrea.
In quella carezza così tenue era tanto abbandono che fu su l’anima di lui la foglia di rosa sul calice colmo. La passione traboccò. Gli tremavano le labbra, sotto l’onda confusa di parole ch’egli non conosceva, ch’egli non profferiva. Aveva la sensazione violenta e divina come d’una vita che si dilatasse oltre le sue membra.
― Che dolcezza! È vero? ― disse Elena, sommessa, ripetendo quel gesto blando. E un bri-