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confondevasi col caso reale; ed egli provava un senso inesprimibile di smarrimento. ― Ciascuna banda di arazzo recava una figura simbolica. Il Silenzio e il Sonno, due efebi, svelti e lunghi quali avrebbe potuto disegnarli il Primaticcio bolognese, custodivano la porta. Ed egli, egli proprio, eravi d’innanzi, in attesa; ed oltre la soglia, forse nel letto, respirava la divina amante. ― Egli credeva udire il respiro di lei nel palpito delle sue arterie.
Madamoiselle uscì, al fine. Tenendo sollevato con la mano il grave tessuto, disse, a voce bassa, con un sorriso:
― Può entrare.
E si ritrasse. Andrea entrò.
Ebbe, da prima, l’impressione d’un’aria assai calda, quasi soffocante; sentì nell’aria l’odor singolare del cloroformio; scorse qualche cosa di rosso nell’ombra, il damasco rosso delle pareti, i cortinaggi del letto; udì la voce stanca di Elena, che mormorava:
― Vi ringrazio, Andrea, d’esser venuto. Sto meglio.
Un poco esitando, poichè non vedeva distintamente le cose a quel lume fievole, s’avanzò fino al letto.
Ella sorrideva, col capo affondato sui guanciali, supina, nella mezz’ombra. Una zona di lana bianca le fasciava la fronte e le gote, passando di sotto al mento, come un soggólo monacale; nè la pelle del volto era men bianca di quella fascia. Li angoli esterni delle palpebre si restringevano per la contrazion dolorosa dei nervi infiammati; a intervalli la pal-