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― Pare che Laura Miano e la Muti sieno in rotta.
― Forse per Giorgio? ― chiese un’altra dama, ridendo.
― Si dice. È una storia incominciata a Lucerna, quest’estate...
― Ma Laura non era a Lucerna.
― Appunto. C’era suo marito...
― Credo che sia una malignità; null’altro ― interruppe la contessa fiorentina, Donna Bianca Dolcebuono. ― Giorgio è ora a Parigi.
Andrea aveva udito, se bene al suo lato destro la loquace contessa Starnina l’occupasse di continuo. Le parole della Dolcebuono non bastavano a lenirgli la puntura acutissima. Egli avrebbe voluto, almeno, sapere fino in fondo. Ma l’Angelieri rinunziava a seguitare; e altre conversazioni si mescolavano fra i trionfi delle magne rose di Villa Pamphily.
“Chi era questo Giorgio? Forse l’ultimo amante di Elena? Ella aveva passata una parte dell’estate a Lucerna. Ella veniva di Parigi. Ella, nell’uscire dalla vendita, erasi rifiutata di andare in casa Miano.„ Nell’animo di Andrea le apparenze erano contro di lei tutte. Un desiderio atroce l’invase, di rivederla, di parlarle. L’invito al palazzo Farnese era per le dieci; alle dieci e mezzo egli si trovava già là, aspettando.
Aspettò molto. Le sale si empivano rapidamente; le danze incominciavano: nella galleria d’Annibale Caracci le semiddie quiriti lottavan di formosità con le Ariadne, con le Galatee, con le Aurore, con le Diane delli affreschi; le coppie turbinando esalavano profumi: le mani in-