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rare un lieto avvenire, e colla quale aveva tante volte vagheggiata una vita consolata e felice! Povera Annetta! E non poterla sposare per non aver modo di mantenerla: essa si era sacrificata per lui, ed egli con poteva compensarla del suo sacrificio!

Assorto in tali angustiosi pensieri, appoggiato al parapetto della finestra, ei non si accòrse che dal sottoposto giardino v’era chi con immoto sguardo, pieno d’affetto lo contemplava.

Era già fatto sera quando il giovane si riscosse dalle sue dolorose meditazioni. Si ricordò allora che un tentativo gli restava per recare alla sua famiglia un pronto soccorso. In un angolo della stanza v’era un quadretto rappresentante la Vergine, ch’egli aveva da poco compiuto: lo guarda, un saggio di letizia gli balena sulla fronte, lo prende e pieno di trepidanza s’affretta al palazzo di un ricco signore che gli aveva dato speranza di comprare quel suo lavoro.


II.


La notte avvolgeva nelle tenebre silenti tutta la città. In una meschina stanzuccia di un pian terreno, al lume di una candela una donna stava intenta a lavorare. Il volto pallido ed affilato in cui eran dipinti i patimenti e gli stenti; bianchi i capelli che le contornavano le tempia, povere le vesti che la cuoprivano. In fondo alla stanza, fra l’ombre ei distingueva appena sopra il guanciale di un povero letticciuolo lo scarno volto di una giovinetta immersa in un profondo letargo. La donna a quando a quando vinta dalla spossatezza, abbassava il capo sul petto, le cadeva il lavoro di mano e restava un momento immobile: ma subito si riscuoteva, e volgendo il volto verso la malata sospirava sommessamente e, come facendo forza a sè stessa, ponevasi di nuovo a lavorare; ma di nuovo il sonno la sor-