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può unire, egli osa sperare, osa anelare alla futura sua gloria!.... Gloria! nome soave e terribile che riscuote i petti generosi e gli sprona ad opere egregie! Oh potess’egli raggiungerla, potess’egli inalzarsi a così nobile altezza!....

Ma tosto il suo volto impallidisce, gli occhi gli si velano di lacrime, e dalla mano tremante gli cade il pennello. Oh bei sogni, belle illusioni, begli slanci di un’anima giovanile ed ardente, dove ne andaste? Si cacciò le mani tra i capelli, e poi nascose il volto nelle palme. Il pensiero della sua sorella malata, di sua madre languente nella miseria, il pensiero di non aver modo onde compiere il suo quadro, di non poter esser mai utile alla sua famiglia, sorsero improvvisi ad agghiacciare il suo cuore e porre lo sgomento nell’anima sua. Ogni tentativo che aveva fatto per vendere la sua opera era stato vano, nessuno aveva voluto fidarsi del primo lavoro di un giovane; colui che solo avrebbe potuto aiutarlo, colui che più che maestro gli era stato padre, non era più. Timido, sdegnoso, non conosciuto, egli non aveva trovato il mezzo di farsi una strada, di far palesi le rare doti di che il Cielo lo aveva adornato. Oh quanto sconforto occupava ora quell’anima, un istante prima ripiena di fidente baldanza!

L’ultimo raggio del sole illuminava la stanzetta dell’artista. Egli corse alla finestra, l’aprì, ed un dolce profumo si diffuse d’intorno a lui. L’aura tepida di primavera gli carezzò la fronte, gli aleggiò sui capelli, e parve a lui il bacio lieve di un genio benefico che lo confortasse in quell’istante di angoscia e di scoraggiamento, gli parve la mano carezzevole della sua Annetta, che, come sempre, soleva diffondere nel suo cuore un senso d’indefinita dolcezza. Povera Annetta! Ed egli che sperava di poterla dir presto sua; che sperava di poterle col suo lavoro prepa-