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}i ATTO P RIMO.
Riceno/ci ; [e puoi,l’amilo Figlio.
Te dunque in fen portai, caro mio pigio, Te,lieta, in fafce pargoletto auuinft; Te di latte nudrij,perche ferbato "Soffi à sì gran martiri i A sì fpietaia mone ?
Perche contro i materni almi defsri, Tofferdel viuer tuo l'hore sì corte !
Tal pecorella madre Nudre innocente Agnello, Che da lepoppe futllo al fin fe’l vede Portar da cruda man verfo il mietilo.
Ma che t falio di latte Si parte il figlio,& ella ancor ch’vn poco Co'/guardi l’accompagna,t lo f’ofpiraj Toflo cancella il duol, lofio fi /"corda, ' Chi poc'anzi era madre, e lofio riede A' pafcolar le tener elle herielle lo mi rimango in quifio monte alpi(Irò Tra dumi,e/lerpi, e d'ogni ben digiuna.
£'l mio martire eterno A7 è sà/tremar,ni riconosce oblio : £’l Figlio nel punir ,di Ulti in vice E luì tofeo mortale; £ non potei frà tanto Dargli,Madre infelice, L’vrnedegli occhi miei colmi di pianto.
Mad.Ed io,ch'à pena il vidi-, e lofio il core Gli diedi* t/uelfiogn altro amor mè degno Da quefto fatto ;-akimì, che far mi debbo Senza lui,me,ch'egli ìgià morto; £ me/tconetrahe viua/otterra t Non manea no l’amore j Ma