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i6 ATTO PRIMO- Che tardap:ìi t fpira il Signori; ed eli*.

Per ingoiar/i l'Alma,apre la tocca, JE ft l‘ingtiaye crede hauer già vinto: Ma refia, moria à vn trailo; Che non e cofa, che la morte vccida, Senon la vita ; ($> il morir di Morte Iton e morir,ma trottar Spirto,e vita.

Cent O' tei contratto, o virtuofo inzanne, Opra degna di Dio: ma nel fuo corpo Già morto alme per cht la morte hà vinto.

Mor.i Guarda me, che Unt'anni fui fotlerra, Com'horpxlpito, t vitto ? egli mi tolfe Dal fen di morte al fuo difpetto,e diemmi Miglior vita, che pria, miglior ventura.

Cent. Che prò per lui.ft con il acerba morte.

Sotto Iti addt in fiero,ttfpro duetto?

Mòr i. Poc’anzi hai tu pur detto,& io l'tntefi, Ch'ei forgerà', dunque filmar fi deue, Cht cada tjnel che dal cad• r nforge A viepiù degna,e pùfubhme allentai Cent. Molte coft dice* contro l Rabbino , C'her non iintende, e à pena le rammento.

Mor. i. Altri parlava in te, quando’l bifogno Lo richiedea,per non rejlar perdente: Hor vuopo hai di Maefiro,che l'infuft Specie ri/chiari^ la tua mente iv formi.

Cent.kfltrnoH vò dtmandator noiofe, Ma fol vorrei che mi /doglie(fi vn nodo.(go Mor.l Rafiafolcht'lJpaghi.Cèt.lobim'accor Che fouerchto umor m'ingombra il petto.

Che fouerchio,/tp'ù temer dolerti, Quando à It colpe mie volgo il penfiero} Fu ver,MI mio Signor di m pntade ' Hauer