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SCENA SECONDA.' lì Menti miri da lun^i, e A l'humiliade I tuoi thè fori ogrìhor fcourt, e comparti.

Ccr.t.Itenemi Pretorio,tfe vedete Alcune nouità, torni alcun lofio Ad ahhìfarlo ; ch’io non vuò partirmi LungMal jacro, e venerabil Monte, Dcue la vita mia pende da vn legno.

So!il. Farem quanto tu vuoi: rimanti, à Dio.

ATTO PRIMO.

SCENA TERZA.

Longino j Centurione! e Morto fecondo.

OF al fi Ntimi.o profanati altari Doue fouente offtrfi, imulator de le paterne leggi , Vilume infaufie, & infelici odori ; Già vi conofco, ancor che tardi, e giuro, Che metterò fofiopra ilvtfiro Cullo i £ me nemico haurete, ■ Quante diuoto fui dii acme voflro.

Mor.i vò J,coprirmi pianpià,ch’addefioil ferro, Inteneritola i carboni ardenti Ve l’amer di làfufo, à vn picciol colpo Tra l'incudt, e'I marni del Fabro eterno , Fot {a e,che ceda,e miglior forma prenda.

Ctnt. Chi fia cofìui,che tacito s’epprefi* Verfodi me con caminar ììgraue} i' morto,à vinti ì vero corpo,od ombra* Gii (heporta lefafcit, otiìcofiumt- In