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SCENA TERZA. i7l Tur la ragion mi deliache ben prefio Afcendertm nel Ciel co'l corpo,» l'alma.
M. I. Anch'io /pero l'iflr/fo,t non si come Il timor più,che la ragion prtualt.
M.i.Ma chimi qual ombra po> temo fa, tntr.t S’appreJJaà noiìquefia il timor nel petto De[ione,epiù al cor, ch'à gli occhi apparite hi. 1. La morte par coflei: ella è la Morte.
M.i. Non ci perdiam di cor, che per noi viene.
M. i. Se'l Ciel non vuol,non potrà torci vn pelo.
Mor. Vi ci ho pur colti al fin co'l furto in mani, Fuggitivi,e rebelli, e chi vi lolfe Dal carcer mie'.chi vi dii fpirto,e vita?
M. i .Chi vinfe te,chi te domo poc'anzi : Hi fùgge quel,che libertà procura.
M. Su l volto mio con lanto ardir fastelli ?
E fai,che cofa ì Morte, e quanto il braccio Ho podirofo, e difpietatoitcore ?
H.i. Perì nulla titemo, chela Morta I morti no,ma foto i viui offende : Ni il pafiagfjer paga due volte il nolo M. Morti voi fiele? io non vdi giammai Taucllar mortile fe pur fiete viui, Vi bifogna tornar, d'onde fuggifle : Chi [tl metsyogran nafee di nuouo, Anco di nucuo :l contadinfe'l miete.
M. l.Nonfiam Labari noi,che ne' [epolcri Habbiam da ritornar, ck'aWhor mortale Ira il Signor che conttndta con Morie : Hor qualfi fia, te'l fai.-tii tù impacciarli Deurcon noi,cht non ti venga peggio , Ch’anco il padri vuol,che'l fuo cà fi (limi.
M, Dunque vmete voi vita immortale j H 1 A’*
