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SCENA PRIMA. 157 Lglt ver me ne la tua carne,diffc, Pietro,hoggi mucrone vn alita volta veti [e Fui nel tuo fpirto, e in quejlo dir mancogli La vocc,efpirar farne-,e fpMrne a un trailo Il fogno ; e mi deflar le grida,e il pianto : Mif, Spera meglio buon Vecchio,che ben puoi Trar d ii tuo fogno fortunati auguri: La gran Città, chà fette colli al feno , l' del Mondo Rcina,e Roma e detta: Ma tu leggefìi, H ebreo,da la man dritta, E Jlmorliparue,chedicefie il nome.

Tebro ì tl famofo fiume,e tlfier tiranno , C'hoggi è fanciullo, ha.ara di crudeltadt La vera idea di Nero nome,e infaujìo : Tù fuo pregio» farai, lì tl pjegtoniero Scioglierà per pietadei-c al tuo fuggire Rincontreràtu il tuo Signor per dirti , Che l’hora è giunta al tuo morir prefìjf*.

I fe vedelìi lui nel legno appefo , Dijfe, ch'egli morta ne la ma carne, Come pietofo, & amor tuoi capo, CheJ martir de le membra in se ridite .

Sta dunque lieto , c fortunato Vecchio : Fer tal gioco faffi,elu no'l fai.

Pie. O' liete nouc,o defiato nuuifo : E vuò morir riunito in giù ptr porre L’indegno capo,tu’i fuoi piedi ei tenni.

Mif Queflo'l farai per atto d'humiltade : Ma ne l’opra 10 dif cerno, Mifltri occulti,e gratiofi auguri.

Pie. Spiegali ,fe tu vuoi,gentil Donzella', Poiché' l tuo gran faper tan l'olir e arri ita.

Mèi tgli al tuopiede il ventrabile*po " " Do.