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104> ATTO TERZO.
Ò' che ceppi ò che lacci,ò che ritorti : * Vn’alma,vn pialo fenza padre in terra, I fen^a madre in Ciel, cadendo forfè Vnnonsò che, vnnonsò chi,de il rutto Hà il no/iro Regno e venne,e vide,t ninfe.
Dsm.Io noni intendo ancor-,perche t'inuolgt Trà mille ambaggi, e al tremolar de denti Interrompila voce,e le parole.
’Afl- Cadde,caddi Babel, giace (folta Frà le marne fue la gran Cittade , Che tanti contro'l Ciel vittorie ottenne.
pummoTartarei numi,e fu del mondo Principe il mftro duce : hoggi fiam lutti Soggetti à vn reo, che condannò poc'anzi pontio à le forche-,e il noflro honor primiero Trasferì,chi fi foffe,à vn Crocffijfo: JE come il vincitor r.ofiro hebbe da vn legni Alto principio,hor per vn legno ì giunto A tal,c'hormai non può temer di peggio : legno già infau/lo.e mali detto, e infime , Già pztibol de' rei-,ma A'hoggi inanit Gran vejftllo de' Regi, e al capo augufio Rifplenderà de Sacerdoti,e alpetto Dt' Cauallieri.ene' camauri fltjji Ingemmato di perle, bombii ftgno Pi* conira la potenza degli AbtJJì ; Se pur vi refla di potenza tl nome.
Dem.Chi finfegnò d'indouinar con tanta (ni Sicurezza il futuro} A/i.ahimi,che'l gior- Bin ft può diuifar da' primi albori.
Dem. Ma.fpeffo aunien,ch'à rutilante aurora Tenjpejlofo il meriggio, e’l dì fucceda.
Ala dite pur del mftrabil cafo
