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ATTO SECONDO.
SCENA QjriN TA.
Giuda j&Eeho.
HO' traditi, eh qual /angue : p <S qual Maejìro , A'qual btnefatlor la ulta ho tolte, I l'honor conia una , che ben mille Menzogne centro lui dtjft àgli Hebrei L'honore hor a et’l rendo , Se render può l'honor vita sì infume : Iglifìegiufio, e Janto, egli tnneeente j lo bugiardo, io maligno, io traditore.
Ma come, ehirr.ì, gli renderò la vita, S'to lo condujft à sì crudtl macello ?
Come ladro peccai; già refe ho il furie.
Onde lo tolji : ts’auantiaingcrda Mi fpmft al mal, sìprodigo dittenni, Che l'argento homicida in terra ho fparfo t Ma cheprò ,fe‘l mio morbo e sì maligno f Che ne' rimedi/ ancor dtuien peggiore ?
Sofpiro; mal fofpir non par, che miri j? l'effe fa di Dio, ma al proprio danno.
£ quando hattefie ancor tutte le parti D'vn ccrpentito, ahimè.cht nulla gioua ; Ch'ogni min ben mi teglie 13e[ptrata fperan\a, eà vn tempo fiefsa Timo'l mal, fagge’l bene./dio mefteffo.
Che farò dunque hor, cht fon giunto à talit Cht fe ben vitò, giunger non puffo àptggte?
Jlndrò per «utfle felnete per qnefi'antri