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7f atto secondo: L’acquiflo di quel ben, ch’ei ci prcmife, Qu»ni*dicea , che s'eletizt* alquanto Tojfedi terra , à ft trarrebbe il Mondo.

O"Sangui rio,>r.a ben fecondo ftme, Che germogli al cader, pianti infiniti ; £ dai per una morti D'un nino à mille morti eterne tiite.

2Jic. Anch'io fide ho maggior, cht pria nò htbbi, E più Iincero *mor;ch'à lui ne gin.* Sempre di notte tempo , à fin che’l giorno Non m addsttaffe il mormorante Hebreo : Hor vò,che ciafeun foppia, ch'allhcrfui Occulto feruo, hora fcperto Amante: I rumoreggi à fuo noler Mifandro, Che più d'egri altro fi rifenle, e arrabbia.

Gio. Qjal Elefante altier, che panno feorga, Tinto di uero, ì di mentito fangue, Vrta, fende ,e sbarra glia,e uince alfine.

Chi che fi», che s'opponga al fuo furore ; Tal’i* hel fangue fuo fatto più ardito, La prenderei contro la Morte fleffa.

Però nò girne io folo, e arditamente Dimandar à Filato il cirpo efìinto ; Hit. Edio torrò la indone,e gli unguenti, Che fan meftìero k Capra ; ancorché creda, Che fen\a Mirra re<tarà [ti/erra Incorrotto quel corpo, oue natura fofe lutto quel ben, c'haueanel feno.

E, fe Pilato il uieta , io comprar uoglio il Mortorio di lui con lama uita .

O' uoglia fanta, bardita, Che mifà il cor d'impinttrabilfcoglia.

AT.