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E benchè atra abbia Virgilio denominato il cipresso, mirando all’uso funebre di questa pianta, piuttosto che all’intendimento segreto di esso1, per la qual cosa anche è sovente indicata con epiteti di men lieta significazione; pure altrove Virgilio stesso la dice laeta2: e l’uso che gli antichi ne facevano per ornamento de’ siti più deliziosi3 non ci lascia dubitare che lungi dall’attribuire a quella pianta la trista significazione della morte, la riguardavano al contrario come piacevole e grata. La stessa cosa parci anche provata da’ diversi paragoni che troviamo usati col cipresso, de’ quali oltra gli esempli che se ne leggono nel libro del figlio di Sirach4, altro esempio è in quel luogo di Teocrito che assomiglia ad un cipresso la stessa bellissima tralle greche, Elena5. Ed in tempi più recenti veggiamo da Anna Comnena paragonata pure per la sua elevata statura una augusta bizantina (Maria moglie di

  1. Aeneid. lib. III v. 64, ove Servio cita pure il luogo di Orazio lib. II od. 14 neque harum, quas colis, arborum te praeter invisam cupressum ulla brevem dominum sequetur, ed illustra l’epiteto di atra ricordando gli atrati Lares.
  2. Culic. v. 138. Veggasi il Reiff ad Artemidor. onirocr. lib. II c. 25, che intende laeta per alta, come quando Virgilio stesso disse laetas segetes, nel v. 1 delle Georgiche. Che poi il cipresso anche ne’ sogni non si avesse per segno di morte, o di sventure, può apprendersi da ciò che ne scrive lo stesso Artemidoro nel capo 25 del libro II, e nel capo 11 del IV libro della citata sua opera.
  3. Veggansi le cose notate dagli accademici ercolanesi pitture tomo V p. 393 ove s’illustra appunto un antico dipinto con cipressi effigiati presso una villa.
  4. Ivi la stessa divina sapienza è rassomigliata al cipresso cap. 24 v. 27, e vi si paragona pure a quest’albero il pontefice massimo Simone, cap. 50 v. 11.
  5. Idyll. XVIII v. 30.