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stantemente ripetuta nelle diverse regioni, alle quali la rendeva adattabile la cultura della pianta medesima.

Non è forse cosa malagevole l’indagare come questa origine del nostro mito possa ligarsi colla idea funebre che nell’antichità troviamo pure aggiunta al cipresso. Nessuno vorrà esser contento di quella semplice ragione che sembra indicarne Ovidio1, cioè che dalla trista ed immatura fine del giovane Ciparisso siesi derivata la funebre significazione della pianta che ne porta il nome. E per dire il vero questa spiegazione, che potrebbe d’altronde commendarsi per la sua semplicità, non dà ragione del perchè lo stesso non sia avvenuto anche di altre piante nate ugualmente da giovani rapiti nel fior degli anni alla vita, come sarebbe per esempio l’alloro, e la canna. Poco soddisfacente sembrerà ancora l’altra spiegazione dell’idea funebre aggiunta al cipresso, perchè questa pianta recisa non soglia ripullulare, credendosene mal ferme le radici2. Noi non crediamo potersi dubitare che

    funeri ob radicum infirmitatem). La stessa narrazione dell’amore di Silvano per Ciparisso leggesi in due de’ mitografi vaticani pubblicati dall’eminentissimo Mai, cioè nel primo c. 6 e nel secondo cap. 176. Il sig. Bode nella nuova edizione di questi mitografi pubblicata nel 1834 Cellis in 8 ha particolarmente trattato di questa favola Silvanus et Cyparissus, tom. II p. 172. Degli amori di Silvano e di Ciparisso parlò pure Servio ad Virg. ecl. X v. 26. Del resto il cipresso come ornamento delle selve, era convenientissimo a Silvano; e che di cipresso, come anche di mirto e di alloro, siensi ornati pure i simulacri di Priapo, può apprendersi dal 4 epigramma di Teocrito, tom. I pag. 377 degli analecta del Brunck.

  1. Metam. lib. X v. 141, 142.
  2. Vedi Servio ad Aeneid. lib. III v. 64, 680 et 681 et ad Georg. lib. I v. 20. Lo stesso Servio ad Aeneid. lib. VI v. 216 rammenta l’opinione del