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nel museo capitolino1, risguardò i cipressi scolpiti in essi come allusivi a Zoroastro che dicesi dagli scrittori delle persiane antichità aver inciso nel tronco di un cipresso religiose testimonianze, ed altro cipresso aver piantato di meravigliose e soprumane virtù; delle quali l’espositore ravvisa un simbolo nella già detta figura del fanciullo che sostiene, come ei dice, l’effigie di una vacca ad indicandum spiritum simul et genitale semen corporis Zoroastris vaccino lacti a Deo creatore immixtum. Il Böttiger ha applaudito a tale spiegazione, e vede espresso nel fanciullo un genio, ossia uno de’ ventotto ized, i buoni genii della seconda emanazione, che solleva in alto un giovine toro, simbolo del toro solare o piuttosto del toro del mondo di Zoroastro, cioè di Abudad2.
Non solo la mitologia greca e l’orientale, ma anche l’italica appropriossi lo stesso mito, supponendo Ciparisso amato non da Apollo, ma da Silvano. Non oso decidere se Virgilio scrivendo quel suo verso
- ↑ De inscriptionibus Palmyreriis quae in museo capitolino adservantur interpretandis epistola (1782 Romae 8) pag. 39 segg. Il sig. Eichhorn l. c. crede che l’albero sia un lauro non un cipresso.
- ↑ Ideen zur Kunst-mythologie pag. 239. Su’ due cipressi di Zoroastro veggansi ancora l’Anquetil du Perron nelle memorie dell’acc. delle isc. e belle lettere tom. XXXVII p. 728 e segg. e gli scrittori che cita, il sig. Hammer mithriaca pag. 42; 46, 157. Tralasciamo, per non renderci oltremodo diffusi, altre non poche dimostrazioni, che avremmo potuto aggiugnere alle già recate dello stretto legame dei cipresso con Apollo, come per esempio quelle relative al culto di questo nume nella cretese città di Tarrha, considerata qual patria del cipresso (vedi i Dori del Müller tom. I pag 207).