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glie, che anche indipendentemente dalle idee di questo culto fin da’ tempi più antichi il cervo e la cerva per la bellezza delle sue forme siesi sempre avuto in delizia e particolarmente amato; della qual cosa il dottissimo Bochart ha raccolte non solo le pruove che ne somministrano le sacre lettere1, ma anche quelle che traggonsi da’ greci e da’ latini poeti; nè ha omessa in questa occasione la menzione del cervo amato da Ciparisso2.

Oltre d’Ovidio, che dice Ciparisso nativo di Ceo, anche Lattanzio Placido gli dà la patria medesima, se non che il dice figlio di un Amicleo, e ne racconta così la metamorfosi: Cyparissus Amyclei filius ex insula Cea. Hunc Apollo dilexit et propter cervum patientem manus, quem per imprudentiam sagitta transfixum interemerat, manus suas adferentem sibi, periculo eripuit et protinus in arborem sui nominis vertit3. Ma questa tradizione non è stata costantemente ritenuta da altri mitologi, i quali hanno assegnato a Ciparisso altre patrie e genitori diversi.

Secondo Servio infatti Ciparisso fu da altri creduto

    Apollo da un lato, ed il cervo dall’altro. Per altro non so ancora indurmi a rinunciare alla diversa opinione che manifestai altra volta sul tipo di queste monete (opusc. div. tom II p. 108 segg.), parendomi la figura in esse effigiata molto più in atto di ferire o percuotere, che in quello di fare una semplice lustrazione, per esprimere la quale nulla obbligava l’artefice ad allontanarsi da’ principii della tranquillità demonica, tanto caratteristici dell’arte greca più antica.

  1. Proverb. 5 v. 19.
  2. Hierozoic. lib. III c. 18.
  3. Narrationes fabular. Ovid. X, 3.