Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 94 — |
Ella sentì quel pianto, e gli posò una mano sui capelli.
— Povero, povero amico mio, io sento la vostra sofferenza, e sento che essa ha un'origine molto complicata che forse mi sfugge. Ma questo pianto è buono, è consolatore. Esso vi riconcilierà con voi stesso. Dopo, ripensando alle cose che vi ho detto, sentirete che non sono stata cattiva con voi, e che forse è possibile ugualmente la divina amicizia che abbiamo sognata; io vedo una gran luce sulle nostre fronti, noi potremo marciare insieme nella vita, se lo vorrete...
Egli le prese una mano, e con un tremito violento le chiese:
— Insieme? e come?
— Non so, non so bene. Ma voi sapete che la musica è la mia grande forza, è il mio solo amore: che io vivo di essa, e che solo la morte mi toglierà al suo fascino sovrumano.
Ora mi si dice che io potrei portare la mia musica, il mio violino, davanti alle folle di ogni paese che adorano questa ebbrezza. Ho in me un grande sogno di gloria, senza nulla di vanitoso: il sogno di inebriare le folle. Ma questo porta con sè una lotta. E io sono troppo debole per lottare da sola! sono troppo scettica per animare da sola questo sogno! E non posso, non posso rinunziare a ciò che vedo ancora confusamente, ma che