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Maura, egli aveva una disperata voglia di piangere, e sentiva con un terribile smarrimento in quella sensazione abissale, perdersi e dissolversi tutte le luci azzurre e i fascini siderali che gli sorridevano a volte con tanta speranza.

Maura era uno spegnitoio mortale, un guanciale di dimenticanza, un tristissimo e soavissimo silenziatore dell'anima. Tutto ciò esasperava l'orgoglio di Franco, che vedeva le sue possibilità circoscritte sempre più ferreamente.

Un uomo è sereno, è generoso quando sente di poter raggiungere con la propria mano qualunque fiore della vita, lontano e prezioso. Ma egli diventa crudele come un cattivo ragazzo quando teme che qualcosa gli sfugga 0 possa essergli negato.

Franco giurava che non aveva mai conosciuto una gioia vera, completa, profonda e che non l'avrebbe mai conosciuta, se non avesse potuto avvicinarsi a Gloria, vivere della sua occulta essenza spirituale, confondere la sua anima con quella della dolce adolescente che aveva il pallore divino di un'alba paradisiaca.

Le aveva dunque scritto una lettera mortalmente disperata, nella quale si giudicava un uomo legato a un destino atroce di febbre carnale e di arido cerebralismo. Le chiedeva